Si parlava dell'indebolimento della memoria, tramite le invenzioni della scrittura prima e della stampa poi, indebolimento che ha richiesto qualche millennio. E dell'afflosciamento della volontà, per il quale sono bastati due o tre secoli di democrazia,* non diciamo nulla?

* In sintesi, la pseudo-democrazia moderna consiste nell'abbassare il superiore (ovvero l'ordine gerarchico) e nell'innalzare l'inferiore (ovvero il disordine antigerarchico). A pensarci bene, si tratta dello stesso procedimento attuato, per esempio, sia dallo psicoanalista che dallo spiritista e sia dal romanziere verista che dal pittore astrattista, senza perciò tralasciare lo scienziato relativista e l'«intellettuale», vuoi di destra o vuoi di sinistra (distinzione oggi obsoleta, ma già ieri viziata dall'identità dei rispettivi obiettivi, miranti questo a porre sul piano esclusivamente economico le differenze di classe e quello a proporre nuove differenze di classe, legate però al portafogli anziché al sangue). Comunque sia, visto che si parlava di afflosciamento della volontà, come si fa ad esercitarla, 'sta volontà, se non riconosci un superiore esterno a te (padre o pedagogo che sia) ed interno a te?

E che diciamo dell'invenzione del fucile, che ha soppresso la cavalleria permettendo ad ogni cacasotto di sparare - da debita distanza, beninteso - a chi non concepiva scontri diversi dal duello? Cavalleria in tutti i sensi,* dall'equitazione alle "buone maniere" (adhab, in arabo) e dal rispetto verso il gentil sesso alla remissione dei debiti.
Non ci si pensa spesso, che la locuzione «andare in cavalleria» esprime esattamente questo concetto. Il nobile perdona le offese, rimette i debiti, condona le pene e, insomma, non tiene una contabilità. Certo, si parla di nobili alla vecchia maniera, come quell'Hohenzollern che, ancora a fine '700, reputando indegno di un nobile il saper leggere, scrivere e far di conto, firmava i suoi atti con una croce. Orbene, quel che vogliamo dire è che non è facile, per noi moderni avidi e spilorci, lasciare che i nostri crediti vadano in cavalleria. Anche perché i nobili d'oggi, per giunta blasonati da soli due o tre secoli, come quelli dello "scudo rosso" (roth schild in tedesco e red shield in inglese) non brillano per remissione dei debiti. 

* Poiché s'è evidenziata spesso l'associazione tra l'orso/a e la seconda casta, si potrebbe stabilire un nesso anche tra "orso" e horse. Di fatto questa forma, prettamente sassone (da un proto-germanico hursa, attestato anche nel frisone hors, nell'antico norvegese hross - cui si potrebbe collegare l'etnonimo dei russi - e nell'olandese ors/ros, oltre che nell'alto-tedesco roß), è stata accostata al latino currere ("to run"), come riferisce l'Online Etymology Dictionary. Ma l'indoeuropeo conosce solo la dizione ekwo, riconoscibile nell'irlandese eoh e - come aggettivo - nell'attuale inglese equine, oltre che in equestrian ("cavallerizzo"). Circa «cavallo» (cavalo in portoghese, caballo e cheval rispettivamente in spagnolo e francese), che riaffiora nel tedesco kavallerie, con lo stesso significato italiano, gli etimi ci sembrano un po' insoddisfacenti. Dopo aver aggiunto che di cavalleria s'è parlato anche qui, torniamo ad equus, la cui omofonia con æquus è un mai sopito problema dei grammatici (dicere aequus pro eo quod est equus). Noi ci limitiamo a segnalare, senza alcuna pretesa, la tradizionale attribuzione ai centauri della giustizia, o equità, virtù specifica della seconda casta. Anche Dante - Inferno, XII, 133 - li fa esecutori della "divina giustizia [che] qua punge".
Sull'equivoco tra equità ed equinità s'è detto ancora qualcosa qui.