Tempo addietro si parlava della cavalleria, condizione necessaria e forse sufficiente della nobiltà, sia d'animo che di sangue. Invece quante volte, oggi, si dice «sportivo», invece di «cavalleresco»? Un gesto sportivo, per esempio, è quello che si fa saltando a pie' pari sul portiere della squadra avversaria, tuffatosi tra le nostre scarpe, scavalcandolo. O quello di lanciare il pallone fuori campo, penalizzando così la propria squadra, se un componente la squadra avversaria s'è infortunato.
Ma è un gesto cavalleresco, anziché sportivo.
Questo perché il termine «sport», a differenza di «cavalleria», non sempre ha implicazioni lodevoli. Si pensi a modi di dire quali "Caio è un tipo sportivo" ('che non cura l'etichetta'), "Tizio veste sportivamente" ('in modo trasandato'), "Sempronio lo fa per sport" ('senza impegno') e simili. Anche quando lo si adopera in senso etico, come nell'esortazione ad esser più sportivi, se si è permalosi, a ben vedere non è sinonimo di magnanimità, ma di menefreghismo.
Ci pare fenomeno molto moderno, 'ché non a caso sport è vocabolo inglese. Deriva sì dal latino deportare ("condurre fuori porta", ovvero "andar per prati"), ma bisogna vedere se si riferisce al gentiluomo di campagna o al villano di periferia, sia l'uno che l'altro trovandosi "oltre le mura". Tra l'altro, a voler essere pignoli, il corrispettivo italiano di sport essendo "diporto", il relativo scaricatore non lo si definirebbe esattamente un gentiluomo.