Si parlava, tempo fa, della venerazione islamica - dissimulata e no - nei confronti della Madonna.
Bene, al riguardo abbiamo scovato il ritratto a sinistra e, prima di dire a quale illustre musulmano è dedicato, precisiamo che il quadretto da costui impugnato raffigura la beata Vergine.
Chi voglia saperne di più può rivolgersi, con profitto, alla pagina della Wikipedia relativa ad Akbar, grande ed illuminato sovrano della dinastia Mogul, più noto in occidente come «Gran Mogol».
 
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Visto che in quella corte favolosa si coltivavano anche le speculazioni più azzardate, purché corroboranti la fede nell'Unico, oggi affrontiamo il betalfa (invece dell'alfabeto).


  • La A dell'Agnello s'è trasformata nella B del Bue: l'alfa e l'aleph, in greco ed in ebraico, oltre a rappresentare una rotazione di 90° - come già detto altrove - dell'ideogramma del Toro, derivano effettivamente dal glifo egizio delle corna taurine. D'altronde la A maiuscola è una sorta di raddrizzamento dell'omologa greca minuscola e la A latina equivale ad un 1 che in numeri romani è I, ovvero la lettera I. In questo senso il vero riassestamento - la rimessa in sesto, cioè a mezzogiorno (la sesta ora) - è l'alif arabo.
  • La seconda lettera del tetragramma sacro, a lato riprodotto specularmente (cioè a rovescio orizzontale) in fenicio, aramaico ed ebraico, si potrebbe rendere con la seconda vocale del nostro alfabeto.
  • Pronunciando yod-he-waw-he (הוהי) alla greca, sibilando cioè lo yod come spirito, si otterrebbe la vocalizzazione eue (eve, ave) e, trascrivendolo come s'usava fino ad ieri, cioè con la J, si giustificherebbero dizioni quali geova e giove.
    In questo senso la G, che abbiamo spesso rapportato alla quinta della scala di DO, letta come numero 5, potrebbe unificare le cifre zodiacali di Giove e di Saturno in un audace rovesciamento - come qui accanto - del padre nel figlio. Se ne è parlato, in altri termini, anche qui.


Adesso, chi ha avuto la pazienza di seguirci potrebbe rimproverarci di voler giocare con lettere, numeri e glifi, mischiando le carte e facendo 'sì che ogni cosa somigli ad un'altra, vale a dire che tutto si confonda nel tutto, che tutto si fonda col tutto, che tutto si fondi sul Tutto. Rimprovero non immeritato, temiamo.
E speriamo che il rimprovero non si tramuti in castigo, dopo aver letto quanto s'è annotato qui.