Taluno contrappone «ministro» (e relativo ministero) a «magistro», collegando i due termini rispettivamente al minus ed al magis latini. Se è così, un ministro che sia anche docente impersona la coincidentia oppositorum propugnata dall’autore del De docta ignorantia (quel Nicola Cusano affascinato dall’ossimoro, figura retorica che lo porta a definire la natura come Dei explicatio e Dio come Naturae implicatio).* Altri, facendo risalire ministrum (o minister) fino a manuster, ovvero a qualcuno in bilico tra il manutentore, il manovale e l’autore di un [o di un’opera da] manuale, fanno del ministro sia un amministratore che un somministratore di beni comuni a tutti. In quest’ultima accezione, che ci conduce al mestiere, è necessario (vale a dire, nell’italiano di ieri, è «di mestieri» e, nello spagnolo d’oggi, «es menester») presupporre un’identica sacralità sia al mestiere/ministero del maestro (le maître, der meister) che a quello del menestrello (le ménétrier, der minstrel).

* Peraltro, se è vero che si può parlare dell’Assoluto solo tramite la negazione di qualsiasi affermazione (essendo negatio [di quanto ne resta escluso] omnis adfirmatio), solo l’ossimoro può porsi a cifra del divino. Basti pensare alla Vergine Madre.