Non di rado si vede attribuita alla Vergine, accanto ad altri simboli, la spada. A chi se ne sia chiesto il motivo si potrebbe rispondere prima dal punto di vista cristiano e poi da quello tradizionale. Nel primo caso basterà rifarsi alle litanie, lauretane e no (Mater intemerata, Virgo potens, Turris eburnea, Castrorum acies ordinata, ecc.), e, in tempi a noi più vicini, alle visioni di santa Caterina Emmerich ("la Madonna si trovava in piedi su una collina e indossava un’armatura") ed alle previsioni di san Massimiliano Kolbe sul "condottiero dell'armata celeste".
Nel secondo caso, cioè dal punto di vista tradizionale, è invece la femminilità tutta ad esser vista in chiave guerresca, dalla Bellona romana (la cui affinità fonetica sia con la bellicosità che con la bellezza meriterebbe uno studio a parte) all'Artemide greca, attraverso le amazzoni e le sciti.* E a proposito di Artemide/Diana, ovvero dell'archetipo lunare e femminile, va altresì detto che proprio la sua mobilità (contrapposta da sempre all'immobilità solare e maschile) ne fa l'emblema della caccia; come non pensare alla pacifica pigrizia di quell'universale simbolo solare che è il leone ed all'aggressiva instancabilità della leonessa?

* Quasi link scollegato, perfino nel povero inglese d’oggi ci resta il ricordo della spada degli sciti, curva come una "falce" (scythe). Gente temibile, gli sciti, usi a scotennare (ferro caesariem amputare) e a mangiare quel che passa il convento (corporibus humanis vesci). Fin qui, i maschi. E che dire "delle femine che lanciano dardi d’in su i cavalli e combattono, ancora pulcelle, coi nimici, né prima si privano della virginità che non ne abbiano ammazzati due o tre, de’ nimici?". Così, G.B. Ramusio. E così al cinema (vedi).

Ma il simbolo che più ci preme esaminare, adesso, è quello della scacchiera, perché, come l'attuale cavallo era una lepre (la «mossa del cavallo» riproducendo per l'appunto quella del solo animale capace di sterzare, in corsa, ad angolo retto) e, l'alfiere, un elefante (come detto anche qui), così il re era il [sommo] sacerdote, vale a dire il quasi immobile pezzo lo scacco al quale determina l'esito della partita. Ne conseguono alcune osservazioni: a) la regina, il pezzo che gode della più ampia liberta di manovra lungo l'intera scacchiera, nella sua regalità femminile (derivando da regere sia rex che regulae) sottintende la femminilità simbolica del potere temporale, potere subordinato a [e conferito da] un'autorità sacerdotale simbolicamente maschile e perciò solare; b) analogamente, nell’albero delle sefiroth la colonna destra è il lato della Misericordia e, la sinistra, il lato del Rigore, maschile essendo la destra e femminile la sinistra; c) al potere amministrativo, legislativo e giudiziario, spetta l'uso della forza e della parola (che è d'argento, ancora simbolicamente lunare) ed all'autorità sovratemporale l'adozione della clemenza e del silenzio (che è d'oro e simbolicamente solare).
Su queste considerazioni «lunisolari», tra luce riflessa e luce propria, tra moto/progresso e stasi, tra ragione/mente (mind, moon, month; mens, mensis, menstruus) ed intelletto/cuore, come tra stomaco e cuore, si spera di tornare. Circa il ferro della spada che ha originato il presente articolo, invece (stante l'ossidabilità di quello minerale, che lo avvicina all'argento, e l'inossidabilità di quello meteoritico, che lo avvicina all'oro), non è impossibile affermare che, essendo l'elsa in qualche modo complementare ed opposta alla lama (esattamente come l'asse superiore della croce, puntato verso lo zenith, è complementare ed opposto a quello inferiore, rivolto verso il nadir), la spada è solare ed insieme lunare quanto - per esempio - la bandiera vaticana d'oro e d'argento, ovvero d'ambra e d'avorio, la margherita gialla e bianca e l'uovo di tuorlo e d'albume.

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Nell’albero delle sefiroth - dicevamo - la colonna destra è il lato della Misericordia e, la sinistra, il lato del Rigore. La prima si identifica nella Pace (Sakinah, in arabo; Shekinah, in ebraico), quella pace che "non è di questo mondo" (Giovanni, XIV, 27), pur avendo in terra un suo riflesso destinato hominibus bonae voluntatis. La seconda corrisponde alla Giustizia, ovvero alla collera divina. Ricordato come la prima casta corrisponda al clero e, la seconda, alla nobiltà (una delle cui prerogative è l’amministrazione della giustizia), san Tommaso afferma che il buon giudice "deve sapersi adirare".
Dopo aver fatto presente che sulla spada, come sullo scettro, ci siamo già soffermati altrove, chiudiamo segnalando che, in inglese, maestà è "reginalità" (queenliness), non regalità.